Casa a Bologna - 1979

L’immagine che mi apparve in un piovosissimo primo maggio del 1980 fu quella di una capanna indigena, avvolta da vegetazione incolta, che solo per brevi tratti, lasciava intravedere i lineamenti del manufatto. Nata come copertura di una piscina e relativi servizi e costruita intorno al 1970 da una idea di Scarpa, questo manufatto architettonico, realizzato con strutture in elementi prefabbricati che consentono la totale flessibilità interna, era stato abbandonato poco dopo la sua costruzione e nessuno vi si avvicinava per “riusarlo” proprio per questa “repulsione” al recupero dell’esistente, vittime, come siamo, di un’ultima agonizzante scia di consumismo perverso. Né alcun addetto ai lavori, sia pur noto, ha voluto quanto meno tentare il recupero di una struttura, modesta quanto originale, per ricondurla all’uso di una abitazione stabile per una famiglia numerosa. Per questi motivi ed anche un po’ per innata passione alla materia, mi ritrovai la mattina di quel primo maggio a passeggiare all’interno di un involucro umido dove l’abbandono, l’acqua residua nella piscina ed il tempo piovoso e nebbioso davano la sensazione di un ambiente quasi lunare.

I punti salienti dell’intervento credo possano così riassumersi:

• Riutilizzazione della piscina e della relativa copertura attraverso un sistema di soppalchi aventi strutture in acciaio: detti soppalchi si presentano come “piani sospesi” sia per la loro snellezza dovuta al tipo di strutture utilizzate, sia per i collegamenti utilizzati (scale modulari, ecc.).

• Ampliamento della vetrata prospiciente l’esterno: la vetrata, estesa all’intera parte frontale, costituisce un elemento costante di rapporto esterno-interno, accentuato dalla possibilità di essere aperta interamente attraverso un sistema di binari scorrevoli; con questa apertura si ottiene una saldatura tra spazio esterno ed interno con contrasti piacevolissimi, quali, ad esempio, la moquette del primo soppalco che si incontra con il prato e la natura esterna.

• Messa a nudo degli elementi strutturali prefabbricati e creazione, al colmo della copertura a tetto, di una feritoia luminosa larga un metro circa e chiusa a vetri termici trasparenti: tale apertura nel tetto accentua il già citato rapporto esterno-interno confermandogli una nota di originalità e di bellezza.

• Soluzioni di arredo interno: sono state numerose e vanno dal particolare camino al tavolo trasparente del living che consente il passaggio della luce proveniente dal tetto nel sottostante locale soggiorno ricavato nel preesistente vano-piscina.

• A ciò si aggiunga un particolare cromatismo ottenuto attraverso l’abbinamento di colori nuovi: dall’azzurro al rosa antico per la moquette, dal grigio all’indaco per le pareti.